Per i Greci che vi si trasferirono a partire dall’VIII sec. a.C. in cerca di terre vergini da abitare e lavorare fu una vera e propria manna dal cielo! “Granaio di Roma”, è così che Catone il Censore definì l’isola a rimarcare il fatto che Roma, che rese la Sicilia sua Provincia nel 241 a.C., si preoccupasse in maggior misura di sfruttarne le terre piuttosto che di promuovere l’integrazione tra i due popoli.
I Bizantini lasciarono l’impronta della loro presenza soprattutto nelle chiese a tipica pianta greca. Gli Arabi la tennero in scacco per meno di cento anni, ma la loro influenza fu tale da imporsi negli anni a venire; ne fecero una perla dell’arte fatimita lasciandoci in eredità castelli e luoghi di piacere circondati da giardini che odoravano di zagara e gelsomino; basta però addentrarsi nei mercati rionali per farsi guidare dalle voci e dalle urla, quasi cantilene, di venditori che ancora oggi mostrano a bella vista le loro mercanzie, come in un suk arabo.
Fu poi la volta dei Normanni e degli Svevi, che in nome di un rafforzamento della cristianità, eressero veri e propri baluardi della fede, tra cui le Cattedrali di Cefalù e Monreale in cui l’influsso dell’arte bizantina ed insieme arabo-normanna è resa mirabilmente da maestranze di provenienza differente. Il periodo di dominazione angioina ha lasciato tanti strascichi della lingua francese nel dialetto siciliano: la stessa “Vucciria”, tipico mercato Palermitano, deriva dal francese boucherie (=macelleria), termine che evoca una gestualità quasi rituale e nello stesso tempo cruda e viscerale nel dividere e porzionare la carne. Suddetto termine per estensione indica un intera area destinata alla vendita.
Agli Aragonesi e agli Asburgo si attribuisce la volontà di rendere più solide le difese in prossimità del mare: le incursioni piratesche sono motivo di preoccupazione per gli abitanti. Passando per il dominio dei Savoia e dei Borboni, il destino della Sicilia si fonde infine con quello del resto della penisola che va a formare l’Italia unita nel 1860. Si fonde ma non si amalgama, conservando in sé tutti i caratteri propri di una regione che ha fatto della diversità dei popoli che l’hanno dominata, un punto di forza. È in questo caleidoscopio di voci, di gesti e di colori che vi invito a guardare, per vedere voi stessi la Sicilia dai miei occhi.